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Una nota sul caso Olivetti

notizianotixia- public.it
[ Versione sommaria 0.91 09 febbraio 2011 ]

La Calcolatrice Elettronica Pisana e la ELEA Olivetti condividono il primato di originarie calcolatrici elettroniche intieramente progettate sviluppate e “lavorate” in Italia , con risultato di eccellenza nelle categorie rispettive [“scientifica”, “commerciale”, come si diceva ai tempi] di concorrenza planetaria.
Ritorna rapsodicamente il tema delle “occasioni perdute” in Italia : tecnologiche, industriali, civili e di sistema.

Chi voglia percepirne la concatenazione strutturale non puo’ prescindere dallo studio della “madre di tutte le occasioni perdute” nel settore elettronico, pervasivamente cruciale di ogni ricerca operativa : l’ affaire Olivetti.

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1. Gli Uomini

Team ELEA

Da sinistra a destra e dal basso in alto:
inginocchiati : Lucio Boriello, Simone Fubini, Ottavio Guarragino, Gianfranco Raffo
in piedi: Giuseppe Calogero, Franco Filippazzi, Mario Tchou, Remo Galletti, Paolo Grossi, Sergio Sibani [in visita], Giorgio Sacerdoti
Note :
In questa immagine manca Pier Giorgio Perotto
in corsivo grassetto i componenti del nucleo originario
Team LRE

Da sinistra a destra e dal basso in alto:
in prima fila: Giancarlo Galantini, Giorgio Maddalena, Giorgio Sacerdoti, Mario Tchou, Ettore Sottsass Jr.;
in seconda fila: Remo Galletti, Franco Filippazzi, Edmund Schreiner, Paolo Grossi, Giuseppe Calogero;
in terza fila: Gianni Bertolini, Giampiero Riannetti, Pier Giorgio Perotto, Gianfranco Raffo, Sergio Benvenuti;
in quarta fila: Sergio Sibani, Martin Friedmann, Simone Fubini, Mariano Speggiorin, Sante Caenazzo;
in quinta fila: Douglas Webb, Ottavio Guarracino, Giuseppe Tarchini, Amedeo Cerrai, Lucio Libero Borriello, Albano Guzzetti.
2. Le Macchine

Sistema ELEA (1959)

Linea di produzione dell’ ELEA 9003 (Borgolombardo, 1960)

Il Progetto di Le Corbusier per la “Grande Pregnana”

3. Alcune citazioni di sfondo

3.1 Il gioco delle parti : il ruolo dell’ imprenditore
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La funzione dell’ imprenditore consiste appunto, essenzialmente, nell’ individuare e realizzare nuove possibilita’.
Questa funzione di guida economica si realizza in una serie di compiti che possiamo raggruppare nei seguenti tipi:

1. Creazione e realizzazione di nuovi prodotti o di nuove qualita’ di prodotti;
2. Introduzione di nuovi metodi di produzione;
3. Creazioni di nuove organizzazioni nell’ industria [per esempio “trustificazione”];
4. Apertura di nuovi mercati di sbocco;
5. Apertura di nuove fonti di approvvigionamento
Joseph Alois Schumpeter
Unternehmer, 1928
in L’ Imprenditore e la storia dell’ impresa pag. 21
Bollati Boringhieri Torino 1993
L’ “ottimo tecnologico” dell’ ingegnere si dimostra spesso semplicemente il metodo che sarebbe opportuno adottare se l’ offerta di capitale fosse illimitata, o il saggio di interesse fosse pari a zero, una situazione, questa,in cui sarebbe effettivamente giustificato mirare al piu’ alto saggio possibile, di trasformazione dell’ input corrente in output corrente (…)
In altre parole, l’ ideale dell’ ingegnere si basa sul fatto di ignorare il problema economico fondamentale, che determina la nostra situazione “hic et nunc”: la scarsita’ di capitale (…)
Le sue (del commerciante) specifiche conoscenze sono quasi interamente conoscenze relative a circostanze particolari di tempo o di luogo, o, forse,cio’ che egli conosce e’ una tecnica atta ad accertare queste circostanze in un determinato campo.
Friedrich von Hayek
come citato da G. Sacerdoti e F. Ranci “Aspetti industriali della informatica italiana”
in [a cura di] Anna Cuzzer La Cultura Iinformatica In Italia
Riflessioni e testimonianze sulle origini 1950-1970
Fondazione Adriano Olivetti ed. Bollati Boringhieri – Torino, 1993, pgg. 112-113
Ho inteso varie volte giustificare lo sviluppo preso dale ricerche scientifiche presso altre grandi nazioni col fatto che in tali nazioni l’ industria, essendo piu’ ricca che da noi, puo’ permettersi di finanziare abbondantemente le ricerche.
Ma ci si potrebbe forse domandare se per avventura il ragionamento non possa essere rovesciato, e se non si debba invece attribuire la floridezza dell’ industria in alcune grandi nazioni, in parte almeno, al fatto che quegli industriali hanno avuto il tempestivo coraggio di finanziare le ricerche da cui le loro rispettive industrie hanno tratto vitali elementi di prosperita’.
Guglielmo Marconi
Insediamento solenne del Consiglio Nazionale delle Ricerche, 1935
come citato da Giovanni Paoloni “L’ imprenditore e il bottegaio. 2 categorie dello spirito economico”
in 50 anni di informatica in Italia Pristem/Storia 2005 ” pgg. 179-180
4. L’ “affaire” Olivetti..

4.1 Il gioco delle parti : il ruolo del sistema
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[…] per l’ Olivetti il vero punto di forza restavano pero’ le macchine per ufficio (macchine per scrivere, da calcolo e contabili, mobili, ecc.) : nel 1964 il 27 % del mercato mondiale delle macchine per scrivere standard, il 20 % di quello delle macchine portatili e il 33 % di quello delle macchine addizionatrici erano suoi.
Dell’ Olivetti era poi in particolare, sempre per quanto riguarda le produzioni tradizionali, il 90 % del mercato italiano, il 30 % di quello europeo e sudamericano, mentre in Spagna e in Messico la societa’ aveva quasi il monopolio.
Tutto questo era stato conseguito senza aver mai fatto ricorso alla tecnica, allora gia’ collaudata dalla quasi totalita’ delle grandi aziende italiane, di ottenere contributi, diretti o indiretti, dallo Stato.
Per restare nel settore elettronico, era anzi accaduto che in verie occasioni i grandi enti, le societa’ delle partecipazioni statali, a parita’ di condizioni, avevano preferito ordinare i calcolatori IBM.
Questo, proprio mentre gli organismi federali americani rofiutavano di acquistari i prodotti della Underwood, la consociata americana della Olivetti negli Stati Uniti, perche’ “straniera”.
Lorenzo Soria
Informatica : un’ occasione perduta
La divisione Elettronica dell’ Olivetti nei primi anni del Centrosisinstra
Einadi 1979, pag. 15
Attualmente possiamo considerarci allo stesso livello [dei nostri concorrenti] dal punto di vista qualitativo. Gli altri però ricevono aiuti enormi dallo Stato.
Gli Stati Uniti stanziano somme ingenti per le ricerche elettroniche, specialmente a scopi militari. Anche la Gran Bretagna spende milioni di sterline.
Lo sforzo della Olivetti è relativamente notevole, ma gli altri hanno un futuro più sicuro del nostro, essendo aiutati dallo Stato.
Mario Tchou
intervistato da A. COEN
“Come è nata anche in Italia una grande calcolatrice elettronica”
Paese Sera, 18/11/1959
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4.2 L’ occasione perduta
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Si succedono, a breve distanza, eventi drammatici : Adriano Olivetti, sostenitore e propulsore dell’ elettronica,, muore improvvisamente nel 1960 e un anno dopo avviene altrettanto per Mario Tchou, in un incidente d’ auto.
Successivamente, siamo nel 1963, l’ Olivetti incontra serie difficolta’ economiche. La ragione principale e’ una stagnazione imprevista del mercato mondiale, ma ci sono anche i forti indebitamenti in perticolare a causa dell’ operazione Underwood.
Questa antica marca americana di macchine da ufficio era stata acquisita dall’ Olivetti alla fine degli anni ’50 come testa di ponte negli Stati Uniti, ma costituiva un continuo drenaggio di risorse. La situazione finanziaria dell’ azienda diventa pesante e la famiglia Olivetti, che detiene la maggioranza delle azioni, e’ costretta a chiedere interventi dall’ esterno.
Nel 1963, entra nel capitale Olivetti il cosiddetto gruppo di intervento : si tratta di grandi industriali e banchieri : FIAT, Pirelli, Mediobanca, IMI, La Centrale.
Il Gruppo di intervento ha subito un’ idea ben precisa sul da farsi : la parte elettronica e’ un peso e un intralcio per il resto dell’ azienda.
Durante l’ Assemblea degli azionisti FIAT dell’ Atrile 1964, il presidente Vittorio Valletta dichiara : “La societa’ di Ivrea e’ strutturalmente solida e potra’ superare senza grosse difficolta’ il momento critico, sul suo futuro pende pero’ una minaccia, un neo da estirpare: l’ essersi inserita nel settore elettronico”.
Alle parole seguono rapidamente i fatti : nell’ agosto 1964 il “neo” viene estirpato, vendendo (o meglio, svendendo) la Divisione Elettronica alla General Electrics.
Franco Filippazzi
ELEA : storia di una sfida industriale
in “La nascita dell’ informatica in Italia”
Polipress, 2004, PAGG. 103-104
Ma allora, se entriamo nei problemi, ci si accorge per prima cosa che in Italia, ma non solo in Italia, si e’ preferito investire di piu’ nell’ innovazione di processo che in quella di prodotto.
Si e’ preferito cioe’ innovare cose vecchie, importando tecnologie straniere, che fare cose nuove rischiando di sbagliare
[…] Bisogna promuovere, da un lato, una politica che rilanci l’ innovazione di prodotto e, dall’ altro, una che sviluppi quei settori strategici della economia (dalla informatica alla microelettronica, dalle tecnologie energetiche alle biotecnologie) che per miopia e per subalternita’ agli interessi di altri paesi la classe dirigente italiana ha impedito si sviluppassero adeguatamente.
Si ricordi ad esempio la liquidazione fisica di Enrico Mattei e del primo laboratorio Olivetti, nonche’ quella morale di Felice Ippolito.
G.B. Gerace “L’ onda lunga della ristrutturazione”, 9 luglio 1982
Il problema e’ che, anche se qualcuno avesse avuto a cuore la buona sorte della Olivetti, o addirittura lo sviluppo del paese, da nessuna parte si era ancora capito il futuro dell’ elettronica,
nonostante il fatto che era gia’ cominciato.
Giorgio Sacerdoti e Francesco Ranci “Aspetti industriali della informatica italiana”
in [a cura di] Anna Cuzzer La Cultura Iinformatica In Italia
Riflessioni e testimonianze sulle origini 1950-1970
Fondazione Adriano Olivetti ed. Bollati Boringhieri – Torino, 1993, pg. 144
Nel 1996, subentrato a De Benedetti nella proprieta’ dell’ impresa, l’ imprenditore mantovano Roberto Colaninno provvide ad avviare risolutamente la sua trasformazione in contenitore finanziario, da utilizzare per attivita’ del tutto estrinseche alla sua vocazione e cultura industriale. Il suo principale contenuto sarebbe stata la Telecom.
L’ uscita dalla produzione di computer fu ratificata nel 1997. La bella avventura informatica della Olivetti era finita, e con essa l’ industria informatica italiana.
Il 12 Marzo 2003 il marchio Olivetti venne cancellato dal marchio delle imprese italiane quotate in borsa ad opera di un finanziere milanese, tal MarcoTronchetti Provera, suo ultimo proprietario. Motivo? Aveva bisogno di accorciare la catena di societa’ finanziare che controllano la Telecom.
La Olivetti era un anello superfluo.
Luciano Gallino “La scomparsa dell’ Italia industriale”
Torino, Einaudi, 2003, pg. 27
5. A futura memoria

P.S. Una traccia a futura memoria . Il concorso di una esposizione finanziaria (comunque congiunturale per ciclo di mercato e rispetto al valore della azienda, secondo le analisi di Filippazzi, Sacerdoti e Ranci) e della traumatica coeva caduta di due leader come Adriano Olivetti (collante nel cartello familiare d’ azionariato) e di Mario Thou (collante nella divisione elettronica rispetto alla originaria “ala meccanica” dell’ azienda) – lasciarono il destino dell’ azienda alla mano visibile di tutte le dimissioni strategiche del sistema Italia in tema di risorse e innovazione.

Accenniamo, nei limiti da scontare di questo inciso, che sul design elettronico Olivetti non convenne mai (tantomeno in fine) alcuna solidarieta’, ovviamente.

E’ ben documentata una singolarissima e rivendicata preveggenza ma pure alterita’ di visione, rispetto ai contesti locali economici culturali e politici, della intrapresa – e pure del suo leader : la sua militanza politico-culturale …

“Comunita’” : Movimento Politico di un solo parlamentare …
“Comunita’” : Casa editrice di titoli e dibattiti altrimenti mai distribuiti in Italia …
“Comunita’” aziendale ma pure ben innervata e centrata sul territorio, in linea con lo scarno ma fecondo filone federalista che si diparte da un altro “Gran Lombardo” : Carlo Cattaneo
… fu, nel contesto geopolitico di quel tempo , assolutamente fuori l’ ordine del giorno del gioco ideologico nostrano , e sostanzialmente antagonista -proprio “by design”- agli intrecciati establishment statuali.

Cosiccome emarginata la sua conseguente ed appassionata e spregiudicata vocazione ad autonome relazioni sindacali, industriali, non solo locali

Vedi ad esempio a livello internazionale la accennata acquisizione Underwood a ponte di un rischioso (e pagato) disegno di penetrazione di quel mercato dove il sistema paese da lustri investiva importanti commesse civili e militari alla industria informatica propria ; in Italia, negli anni di cui si parla, IBM gestiva il 70 per cento del mercato dei calcolatori elettronici, e l’ unico ELEA in P.A. l’ ebbe il Ministero del Tesoro : in dono : da Adriano Olivetti.

Questa nota si conclude proprio “a futura memoria” segnalando che a partire dalla consunzione dell’ affaire Olivetti data un irresponsabile gioco e stile politico, standard ormai nella attuale generazione politica (terza dall’ ultimo dopoguerra – e “seconda repubblica”, come dicono con molto humour , ancor oggi, i suoi alternanti e poco coevei governi, le sue alternanti e scivolose opposizioni).

Soggetti tutti di una classe politica unanime nel “perdere le occasioni” delle innovazione tecnologiche che sarebbero in vece ben feconde sia per la “amminstrazione dello stato” che per la sruffianata e citatissima “societa’ civile”.

La quale “societa’ civile”

sempre meno “fa’ politica” nelle urne delegando, intermediando ;
sempre piu’ fa’ politica , in modo scomposto contraddittorio acerbo – comunque “fa’ politica” in rete disintermediata
(E quando la curva declinante dell’ affezione elettorale e quella montante della partecipazione telematica s’ incidono , cosa succede d’ altro , in sociologia, che frizione, conflitto ?)

Alcuni capitoli “di scuola” in questo amaro libro nero di vacanza istituzionale strategica proprio sul cimento di risorse-innovazione : elettricita’, fusione calda e fredda, petrolio e chimica … e quella roba in fine che non e’ materia, non e’ energia [Wiener] ma e’ una risorsa [Gerace} e si chiama informazione … elettronica … distribuita).

2 + 2 + fa’ 4 e quindi salta fuori una concatenazione strutturale di occasione perdute (ma qualcuno ci ha guadagnato – ogni volta e sempre) : per cio’ da dizionario d’ altro non si puo’ parlare che di dimissioni di responsabilita’, di irresponsabilita’ :

la privatizzazione Telecom, compresa di ultimo miglio costituito e innervato in partecipazione statale;
il ritardo di una generazione secca a cogliere le opportunita’ di proficui investimenti e volani sulle articolazione inter-net-working delle elettronica;
la irriducibile consuetudine amministrativa a commissionare irrazionalmente e a creare authority in vece di regole [questa e’ molto trendy e postmoderna : e un filino medievale e tribale] e carrozzoni parapolitici [questa no, qui si torna coi piedi per terra, questa e’ moderna : qui gira la grana] : tale e’ la vicenda della elettronica nello Stato – in vece che ri-conoscere “il lavoro e il capitale”, “la produzione e il mercato”, d’ un’ internet intrinsecamente costretta, invece, lei, a bucare il futuro , a “marciare allo stato dell’ arte”
l’ inesausto recursivo ben noto capitolo intitolato “ecc. ecc. ecc.”
Una classe politica unanime (si parlava sopra di gioco irresponsabile, e di stile) che sistematicamente in loop prima “perde le occasioni” poi lamenta, senza arrossire, che “purtroppo il treno e’ passato” … sino alla prossima occasione – da perdere , e quindi recriminare.

“Una nota sulla Olivetti”, Versione sommaria 0.9, 09-02-2011 … sino alla prossima

6. Bibliografia essenziale

Le fonti cruciali sono [ancora una volta] le testimonianze dei protagonisti
http://public.it ringrazia particolarmente Franco Filippazzi
Di seguito bibliografia essenziale
Cartacea

“Informatica: un’ occasione perduta”, Soria L.
Einaudi, 1979
“Sulla storia e preistoria del calcolo automatico e dell’ informatica” Convegno internazionale 10-11-12 Settembre 1991 Atti
Accademia dei fisiocritici, A.I.C.A. Universita’ degli Studi di Siena, 1991
“La cultura informatica in Italia; riflessioni e testimonianze sulle origini 1950-1970” Cuzzer A. (a cura di) : Costanza, Cuzzer, Dadda, Ercoli, Leonardi & Tedoldi, Lepschy, Losano, Novara, P.M. Manacorda, Sacerdoti & Ranci, Somenzi
Bollati-Boringhieri, 1993.
“Un Museo Virtuale sulla Storia dell’ Informatica in Italia” Andronico, Aparo, Biondi, Cecchini, Cioni, Dadda, Denoth, Filippazzi, Savino, Rigotelli, Sacerdoti, Pistelli
Atti del Convegno, Certosa di Pontignano, Siena, 18 Ottobre 1997
“The Early Computers of Italy” De Marco, Mainetto, Pisani Savino
IEEE Annals of the History of Computing, Vol. 21, No. 4, 1999
“Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche” Simili R., Paoloni G. (a cura di)
Laterza, 2001
“L’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Storia di una comunita’ di ricerca” Giovanni Battimelli (a cura di)
Laterza, 2001
“Il declino dell’ Italia industriale” Gallino L.
Einaudi, 2003
“Bit Generation” Mario Bolognani
Editori Riuniti, 2004
“La nascita dell’ informatica in Italia” Ballio, Dadda, De Lotti, Derrari, Filippazzi, Maestrini, Nastasi, Renzi, Piol, Vannucchi
Polipress, 2004
“50 anni di informatica in Italia” Bonfanti, Dadda, Denoth, Di Giorgio, Filippazzi, Nastasi, Paoloni
PRISTEM STORIA, Bocconi, 2005
“Adriano Olivetti e le edizioni di Comunita (1946-1960)” Beniamino de’ Liguori Carino
IRIPRINT 2008
Online

Andronico, Cioni, De Marco, Mainetto “I primi computer italiani”
Bonfanti C, “Mezzo secolo di futuro”
Maestrini P. “Una storia che sembra una leggenda”
Perotto P. “Programma 101”
Riferimenti affaire Olivetti in http://cctld.it

L’ Uomo e la Macchina
Dalle calcolatrici elettroniche originarie alle reti
Produrre anime e’ ben piu’ difficile che produrre corpi
Giovanni Battista Gerace : un rigore scomodo
Riferimenti Olivetti in http://public.it

Definizione e confutazione antagonista della partitocrazia in Adriano Olivetti
Conversazioni con Beniamino de’ Liguori Carino su Adriano Olivetti
Fonti originali

Interviste a Franco Filippazzi
Archivio Franco Filippazzi
Interviste a Maurizio Parini